Negli ultimi giorni ho ricevuto alcune richieste di supporto psicologico da parte di persone che avrebbero il desiderio di cambiare la loro attuale posizione lavorativa ma, per quanto possano avere in mente un piano o un progetto, avvertono ansie e paure che impediscono loro di prendere una decisione con fermezza.
Si sono rivolti a me perché, leggendo sul mio sito la mia storia professionale che si condensa in importanti cambiamenti e trasformazioni, si sono riconosciuti in quei “salti” (talvolta quantici) che anche loro vorrebbero poter compiere.
Dunque quando deciderai di fare qualcosa in cui sei veramente coinvolto ed appassionato, non sarai mai in una spirale discendente. Prima ancora di iniziare, potrai già vedere il traguardo. Più focalizzerai l’attenzione su qualcosa che vuoi veramente, più velocemente lo raggiungerai… il mio desiderio di cambiare molte volte, il mio scoprirmi multi-potenziale non è un fallimento, non è incostanza, non è indecisione, è Evoluzione.
Questa frase (che ho messo tra virgolette perché è una citazione di cui non conosco l’autore o l’autrice) mi rappresenta moltissimo. È proprio così: quando si decide di fare qualcosa per cui si sentono un profondo desiderio e una forte passione è difficile che non si riesca ad andare avanti e a superare le normali difficoltà che possono sopraggiungere.
Anche le persone che fanno parte del nostro entourage familiare e che, magari, ci instillano dubbi e perplessità possono essere in qualche modo “rassicurati” dalla nostra motivazione e dalle forti argomentazioni.
Il problema è arrivare a questo livello di consapevolezza.
Quali scenari si possono configurare?
Spesso le persone si “perdono” prima, fanno fatica anche solo ad immaginare di poter cambiare il lavoro o un altro aspetto della loro vita. Ci sono paure e meccanismi difensivi inconsci che spesso hanno radici antiche, trame che si sono tessute fin dall’infanzia e che, magari, ci hanno portato a vederci in un certo ruolo sulla base delle aspettative familiari. Oppure, ancora, non è stato possibile fare una scelta di studi in linea con le nostre attitudini e il risultato è che svolgiamo un lavoro in cui proprio non ci è più possibile riconoscerci.
Un’altra opzione sarebbe quella di non diventare ciò che gli altri si aspettano da noi, ma diventare quello che noi desideriamo imparando a scoprirci e a guardarci dentro.
A volte potremmo anche non sapere cosa fare e vacillare sulla direzione da intraprendere, accogliendo le paure e le incertezze di un percorso volto alla ricerca di sé.
Un paziente ha usato la seguente espressione: “Inizio ad avere l’ansia per il lunedì già dalla domenica a pranzo. Il pensiero di dover andare al lavoro non mi permette di vivere bene i momenti di relax e di svago”.
Altre frasi che sto ascoltando di frequente fanno riferimento al fatto che alcune persone non si sentano più allineate ai valori aziendali, ai ritmi dettati dall’esigenza di performare per il raggiungimento del budget.
Per alcuni, invece, prevale la frustrazione di non poter mettere a frutto delle competenze alle quali si tiene in modo particolare, perché si sta svolgendo un ruolo dove non sono richieste.
Per contestualizzare questa situazione credo non si possa prescindere dalla situazione pandemica che ci accompagna da ormai due anni e che adesso sembra voglia finalmente allentare la corda.
Gli anni 20 del 2000 furono quelli delle grandi dimissioni, scriveranno i libri di storia del futuro. Great Resignation è il termine coniato da Anthony Klotz, professore di Management alla Maya Business School del Texas, per definire l’aumento del numero di dimissioni avvenuto negli USA con l’avvicinarsi della fine della pandemia.
– R. Zezza –
Questo video su YouTube che credo in molti abbiate visto fa vedere un papà “al primo giorno d’ufficio” accompagnato da sua figlia che lo rassicura sul fatto che rivedrà i suoi colleghi e che sarà bello ritornare alla normalità di prima. Ma il papà in ufficio non ci vuole tornare e non vuole lasciare andare la sua bimba. Ovviamente il video accentua in modo esasperante questo passaggio ma, comunque, ci fa ragionare sul fatto che qualcosa sia profondamente cambiato nelle nostre vite.
La nostra vita di tutti i giorni è entrata nel lavoro in modo nuovo, lo smart working ha cambiato il palinsesto delle nostre giornate e adesso quelle emozioni di sottofondo di insoddisfazione, fatica si sono slatentizzate al punto tale da non poter più rimanere chiuse dentro di noi.
Come prendere una decisione per cambiare lavoro e portarla avanti con coraggio?
Intanto potrebbe essere utile porsi alcune domande importanti anche sul significato della nostra esistenza, sul valore che diamo al lavoro e sulle motivazioni nascoste che si celano dietro alla nostra voglia di cambiare. Capire sempre di più qual è l’emozione nascosta che ci tiene imbrigliati in una sorta di limbo.
Ovviamente bisogna necessariamente contestualizzare anche la nostra situazione personale da vari punti di vista perché se siamo adulti è possibile che quella scelta possa impattare sulle persone che ci sono accanto, sul nostro stile di vita, sugli impegni economici che ci siamo assunti.
Queste sono domande importanti senza le quali non ci si può mettere in gioco. Senza dubbio aprono talvolta delle questioni antiche che, come affermavo prima, sono legate alla nostra storia di “figli” e alla nostra relazione con i genitori. Temi da affrontare facendosi aiutare perché il primo passo verso il cambiamento è capire che forse stiamo accumulando pensieri muti, sui quali dobbiamo mettere parola per fare in modo che quelle emozioni, nodi, “corde” possano allentarsi.
È importante farsi aiutare. A chi rivolgersi e quando?
È solo con un percorso e con l’aiuto di un professionista adeguatamente preparato/a a svolgere questo ruolo di supporto psicologico che si possa indagare sulle cause che ci tengono imprigionati in un ruolo.
Quando si inizia a sentire malessere, disagio e quando si avverte un senso di inadeguatezza unito alla sensazione di “perdere” il proprio tempo inutilmente ecco che, in questi casi, può essere utile rivolgersi ad uno Psicologo specializzato nel cambiamento professionale.
In questo ambito metto a disposizione la mia competenza perché il cambiamento l’ho navigato ampiamente e l’ho vissuto in prima persona in seguito alle mie esperienze sul “campo”: dal lavoro di selezione e formazione in una multinazionale a consulente per l’orientamento scolastico e professionale fino al traguardo finale del ruolo di Psicologa.
L’aver sperimentato le fasi di transizione, di incertezza, l’aver formulato e ri-formulato progetti per il mio cambiamento mi ha reso sensibile a questi temi ed essere una Psicologa mi consente di affrontarli con uno sguardo più emotivo ed intimo, capace di apportare quelle trasformazioni necessarie che vanno più in profondità e che consentono una reale “messa in gioco”.
– Marianna Nobile –
Lo sguardo dell’altro (aperto, non giudicante e capace di individuare le dinamiche e i meccanismi di funzionamento inconsci) può aiutarci finalmente a vedere quelle potenzialità che desideriamo far emergere e a farci vivere la nostra vita da protagonisti, con la giusta dose di coraggio per affrontare i cambia-menti.
Erika
Marzo 25, 2022Che brava Marianna! Ho letto il tuo articolo e direi che è illuminante! Grazie
Marianna
Marzo 25, 2022Grazie mille Erika! Mi fa molto piacere il tuo commento.
Spero davvero che la lettura sia stata fonte di riflessione.
Un caro abbraccio,
Marianna